venerdì 31 luglio 2009

NON C'E' PEGGIOR SORDO DI CHI... E' SORDO VERAMENTE!


Ho trovato questo articolo in internet che, a prima vista, mi ha fatto sorridere!

Non avevo mai preso in considerazione l'ipotesi che nel mio futuro lavoro potessero servire tappi per le orecchie! Bambini rumorosi o strutture inadeguate?!...

"Le maestre d’asilo lamentano l’incolumità del loro udito e reclamano l’utilizzo dei tappi per le orecchie per arginare il rumore dei bambini che giocano nei saloni. Troppo rumore negli asili e il Comune fornisce i tappi per le orecchie alle maestre.

Un curioso provvedimento, che nasce dalle indagini audiometriche, i cui risultati hanno attestato che in alcuni momenti della giornata, nelle scuole materne, viene superata la soglia dei decibel consentita negli ambienti di lavoro.

E’ accaduto a Ravenna nell’asilo comunale “Il Gabbiano”, in cui pare che nelle classi siano presenti numerose superfici riflettenti, che aumentano il riverbero delle onde sonore.

Secondo il Comune esisterebbe un rischio di danneggiare l’udito esclusivamente per le insegnanti perché sottoposte a decenni di permanenza nell’ambiente di lavoro. La decisione di fornire gli otoprotettori alle insegnanti è stata presa la fine dello scorso anno dopo alcune segnalazioni da parte degli stessi dipendenti. Le maestre ora saranno sottoposte a visite periodiche che prevedono il controllo audiometrico.

I sindacati non sono d’accordo e parlano di provvedimenti tamponi e dell’applicazione di pannelli fono assorbenti per evitare che le insegnanti non riescano a sentire i bambini in caso di emergenza.

IL SAGGIO DICE:“ non c’è peggior sordo di chi … è sordo veramente!”

giovedì 30 luglio 2009

TRAIN THE BRAIN


L'esercizo fisico è importante soprattutto quando si ha una certa età e si tende ad avere una vita sedentaria.

La stessa cosa vale per il cervello: con l'esercizio mentale, infatti, non si è solo più vivaci e attivi intellettualmente ma si può combattere anche il deterioramento delle funzioni cerebrali (demenza senile).

Sono stata piacevolmente colpita dopo aver sentito parlare del "TRAIN THE BRAIN", una nuova ricerca portata avanti dall'istituto di neuro - scienze di Pisa, il cui scopo è quello di fermare o invertire il cammino verso la demenza di alcune persone facendo loro vivere una vita più ricca di stimoli.

Si parla di riserva cognitiva: più un cervello viene usato e stimolato, più è protetto dagli effetti della vecchiaia.

I ricercatori selezioneranno ottanta anziani con deficit cognitivi lievi e li sottoporranno per sette mesi ad una serie di attività che forniranno loro stimoli giusti: esercizi di memoria, enigmistica, attenzione, apprendimento, lettura, analisi di immagini... il tutto in un contesto di gioco e relazioni sociali.

Per questo ascolteranno musica, leggeranno giornali, guarderanno film e poi ne parleranno assieme.

Se, nella terza età, quando la capacità di riorganizzarsi del cervello diminuisce naturalmente non si hanno abbastanza stimoli magari a causa della solitudine, della mancanza di un'occupazione o di un interesse vitale nei confronti del mondo, il cervello può scivolare verso la demenza.

E oggi, che la vecchiaia può durare anche parecchi anni, questo avviene più spesso che in passato.

Se questo programma di allenamento sperimentato a Pisa dimostrerà di prevenire la demenza senile, il risparmio in termini sociali, umani ed economici sarebbe quasi incalcolabile.

"Train the brain" rappresenta un nuovo approccio per la medicina: agire sull'ambiente in cui viviamo perchè l'organismo si mantenga in salute da solo.

Per tutti noi questi studi sono, invece, stimolo a guardare alla vecchiaia non come ad un periodo di riposo e di ritiro dal mondo ma, al contrario, età caratterizzata da nuovi interessi, attività e rinnovati affetti.

Una vita più ricca non è solo una vita migliore ma anche più sana!

venerdì 23 gennaio 2009

IL SEGRETO DELLA BILANCIA


Per molti questa rimarrà solo una bella fiaba.... ma se un domani incontrete, nel vostro lavoro di educatori, un ammalato che sa sorridere, un infelice capace di gioire, un handicappato che ha fiducia nella vita, ricordatevelo: probabilmente avete incontrato qualcuno che conosce il segreto della bilancia.

...Un uomo gravemente ammalato fu accolto in una comunità e messo in una grande stanza insieme a molti altri ammalati. Ma poco dopo essere deposto sul suo giaciglio, chiamò a gran voce il superiore. "In che luogo mi avete portato?", protestò.
"Le persone che ho dintorno ridono e scherzano come bambini! Non sono certe ammalate come me!".

"A dire la verità lo sono molto più di lei!", rispose il superiore, "ma hanno scoperto un segreto, che oggi pochissimi conoscono o che, pur conoscendolo, non ci credono più".
"Quale segreto?", domandò l'uomo.

"Questo!", rispose un anziano dal letto confinante.
Estrasse dal comodino una piccola bilancia, prese un sassolino e lo depose su un piatto; subito l'altro si alzò.
"Che stai facendo?", chiese l'uomo."Ti sto mostrando il segreto! Questa bilancia rappresenta il legame che esiste fra uomo e uomo. Il sassolino è il tuo dolore che ora ti abbatte.Ma mentre abbatte te, solleva l'altro piatto della bilancia permettendo ad un altro di gioire. Gioia e dolore si tengono sempre per mano. Ma bisogna che il dolore sia offerto, non tenuto per sé; allora fa diventare come bambini e fa fiorire il sorriso anche in punto di morte".
"Nessuna scienza giustifica quello che tu dici!", fu la riflessione dell'uomo.
"Appunto per questo c'è in giro tanto dolore vissuto con amarezza. Perché non entri anche tu nella bilancia dell'amore?".


L'uomo accettò la strana proposta. E fu così che, quando guarito, rivisse istanti di gioia e non poté non pensare alla sofferenza degli altri.


In quel momento si sentì legato agli uomini di tutto il mondo da un sottile filo d'oro...

Anche la relazione educativa è un continuo scambio io/tu. L'io ha sempre bisogno di un tu per costruire una propria soggettività e realizzare il proprio progetto di vita, ed è in questa relazione che si impara a trovare il nostro "giusto equilibrio".

ASCOLTAMI CON GLI OCCHI


"Una giovane mamma, in cucina, preparava la cena, con la mente totalmente concentrata su ciò che stava facendo:preparare le patatine fritte. Stava lavorando sodo, proprio per preparare un piatto che i bambini avrebbero apprezzato molto. Le patatine fritte erano il piatto preferito dai bambini. Il bambino più piccolo, di quattro anni, aveva avuto un’intensa giornata alla scuola materna e raccontava alla mamma quello che aveva visto e fatto. La mamma gli rispondeva distrattamente con monosillabi e borbottii. Qualche istante dopo, si sentì tirare la gonna e udì:"Mamma...". La donna accennò di sì col capo e borbottò anche qualche parola. Sentì altri strattoni alla gonna e di nuovo:"Mamma...". Gli rispose ancora una volta brevemente, e continuò imperterrita a sbucciare le patate. Passarono cinque minuti. Il bambino si attaccò alla gonna della mamma e la strattonò.a tal punto che la donna fu costretta a chinarsi verso il figlio. Il bambino le prese il volto fra le manine paffute, lo portò davanti al proprio viso e disse:"Mamma, ascoltami con gli occhi!".
Udire è raccogliere un’informazione; ascoltare è essere attento ad un’altra persona. Ascoltare qualcuno con gli occhi significa dirgli:"Tu sei importante per me!".

Anche il buon educatore, quindi, deve saper attuare un tipo ti ascolto empatico che prevede una vicinanza emotiva con l'altro, segnalazione della propria disponibilità e capacità di restituzione dei significati emersi.

martedì 13 gennaio 2009

MUSICA A COLORI


Sono restata piacevolmente sorpresa dall'invenzione di questo nuovo strumento che, finalmente, permetterà ai ciechi di vedere i colori...e tutto questo grazie alla musica!

Si tratta di un piccolo computer, messo a punto dagli scienziati dell’Università delle Baleari, il cui compito è quello di raccontare, con i suoni, i colori ai bambini non vedenti.

Il dispositivo è ancora in via sperimentale ed è in grado di tradurre in note musicali le varie tonalità di colore superando, in tal modo, il problema della soggettività delle interpretazioni facendo leva su quelle più “comuni”: i suoni gravi richiamano ad esempio i colori scuri e i suoni acuti quelli chiari.

Pur trattandosi di un'invenzione recente, furono molti i tentativi di connubio tra la sensazione uditiva della musica e quella visiva della pittura e dei colori.

Pensate, ad esempio, che il primo tentativo di musica colorata risale al 1725, quando il gesuita Louis-Bertrand Castel presentò il "clavicembalo oculare". Tale strumento doveva avere la capacità di dipingere i suoni con i colori ad essi corrispondenti, in maniera tale, sosteneva Castel, che un sordo potesse gioire e giudicare della bellezza di una musica tramite i colori ed un cieco potesse giudicare dei colori tramite i suoni.
Lo strumento doveva funzionare come un clavicembalo tradizionale, tranne per il fatto che ad ogni nota era associato, secondo studi approfonditi dello stesso gesuita, un colore, che si doveva mostrare allorché si pigiava il tasto della nota corrispondente.

Se ci pensate distinguere i colori è uno degli aspetti piu' importanti della realta' che ci circonda. E' cosi', infatti, che attribuiamo significati e valori simbolici a cio' che vediamo...e da oggi, grazie alla musica, anche i non vedenti saranno in grado di farlo!

domenica 11 gennaio 2009

I DONI DI UN EDUCATORE


Trovo bellissima questa citazione che mi fa piacere condividere con tutti voi...



_“A Socrate offrivano - ciascuno secondo le proprie possibilità - molti doni; allora Eschide, un discepolo povero, gli disse: "Non trovo nulla da offrirti che sia degno di te e per questo solo m’accorgo di essere povero. Di conseguenza ti offro me stesso, l’unica cosa che possiedo. Questo dono, qualunque esso sia, gradiscilo, te ne prego, e considera che gli altri, pur avendoti dato molto, hanno riservato a sé molto di più”. E Socrate gli rispose: “Per quale ragione il tuo non dovrebbe essere un grande dono? A meno che tu non faccia poco conto di te stesso."_



Ecco...per me diventare educatrice significa avere tra le mani molti doni, uno diverso dall'altro, ciascuno con la propria storia e il proprio progetto di vita. Ma per ricevere questi doni è necessario, prima, consegnare noi stessi, aprirci all'altro e svelargli ciò che di più bello custodiamo in noi..."Sarà mia cura quindi restituirti a te stesso migliore di come ti ho ricevuto”.

NOI EDUCATORI


Grazie al lavoro di gruppo che stiamo facendo in metodologia ho avuto l'occasione di confrontarmi con alcune mie compagne di corso circa la nostra scelta universitaria e la nostra futura occupazione lavorativa e ciò mi ha dato lo spunto per questo post.


Fino a poco tempo fa, quando mi chiedevano che cosa sarei diventata una volta laureatami, io rispondevo, forse per una scelta di comodo, "maestra d'asilo nido".


Una risposta che ora mi fa un pò sorridere pensando, in realtà, a quante opportunità il nostro indirizzo ci può offrire...siamo EDUCATORI, abbiamo la responsabilità di "segnare" con valori educativi i progetti di cambiamento delle persone, dei gruppi, delle comunità sociali...


Un buon educatore ha un'attenzione costante alla persona e al suo sviluppo globale...


Un buon educatore ha un profondo rispetto della singolarità dei "vissuti"...


Un buon educatore è disponibile all'ascolto e alla comprensione dell'altro...


Solo educatori così formati saranno in gradi di portare un contributo originale alla soluzione dei molti problemi delle persone in difficoltà! (ad esempio attraverso la musica, lo sport, l'arte,...)


La nostra missione educativa è quella di dare spazio ed attenzione a tutti coloro che una società fondata sull'efficenza e sulla produttività vorrebbe "invisibili".