venerdì 9 gennaio 2009

MUSICA NEI LAGER: LA VOCE DELLA VITA


Dopo aver avuto l'occasione di visitare il campo di concentramento Dachau, vorrei dedicare questo post al ricordo di quanto accadde nel mondo dei Lager, in cui si cercò di togliere all'uomo non solo ogni dignità ma ogni residuo di umanità. Nell'estrema degradazione provocata dai campi di lavoro, in cui l'uomo è ridotto ad un "bruto" che non pensa e che obbedisce istintivamente ai soli bisogni primordiali, mangiare ed evitare il dolore, il voler aggrapparsi alla musica rappresenta il disperato tentativo di salvare ancora qualcosa di umano.

La testimonianza di Herbert Zipper, il compositore che durante la prigionia a Dachau creo' un'orchestra segreta e scrisse un motivo destinato a diventare l'inno di resistenza dei campi di sterminio nazisti, credo possa essere un esempio lampante di come "l'arte abbia il potere non solo di tenerti in vita, ma anche di dare un senso all'esistenza nelle circostante piu' aberranti".

La storia di Hebert ha inizio in una fredda mattina di marzo del 1938 quando la polizia austriaca lo arresta e lo spedisce a Dachau, alla periferia di Monaco. Li il comandante delle SS da' il benvenuto ai nuovi arrivati con queste parole: "Qui tutto e' proibito, anche la vita. E se talvolta essa accade, e' solo per sbaglio". Nelle baracche affollate Zipper incontra compositori viennesi e musicisti della "Filarmonica" di Monaco. Insieme decidono di non soccombere alla brutalita' del campo. Perlustrando tra i rifiuti del campo, trovano rottami di legno e metallo con cui costruiscono violini ed altri strumenti. Una dozzina in tutto. Nasce un'orchestra clandestina, da lui stesso diretta, che si riunisce tutte le domeniche pomeriggio - nel gelido tanfo di latrine abbandonate - per alleviare la sofferenza dei prigionieri del campo. Le guardie, dedite alla pausa domenicale e per piu' ubriache, non si accorgono mai di nulla.

La sua mansione quotidiana e' spingere una carriola ricolma di pietre, passando sotto il famigerato cartello: "Arbeit macht Frei", il lavoro ti rende libero. Quello slogan gli da' l'ispirazione per scrive "Canzone di Dachau", un inno liberatorio e ottimista che esorta le vittime alla resistenza ai propri carnefici. Zipper la insegnerà ad un paio di ragazzi e subito tutti e mille gli abitanti del campo la impararono a memoria. Nel giro di qualche mese la "Canzone di Dachau" viaggia da lager a lager, diventando il piu' potente e popolare inno di resistenza anti - nazista dell'Olocausto. Piu' tardi, trasferito a Buchenwald, Zipper viene accolto come un eroe dai prigionieri. Poco prima del via alla "Soluzione Finale", il padre, da Parigi, riesce a salvare in extremis il figlio dai forni crematori, sborsando un'enorme somma ai nazisti, in cambio di un visto e la promessa di non rimettere piu' piede in Austria. Inizia il suo lungo pellegrinaggio che da Manila - dov'e' di nuovo imprigionato, dai giapponesi questa volta - lo portera' negli Stati Uniti, dopo un breve "impiego" come agente segreto del generale Douglas Mac Arthur. Nominato direttore dell'Orchestra Sinfonica di Brooklyn, Zipper e' il primo, in America, a reclutare donne e afro - americani. E negli ultimi tre decenni si e' operato soprattutto per portare la musica nei ghetti piu' poveri e disperati, da Harlem a South Central.

Ora il suo epiteto recita: "Finche' c'e' la musica, c'e' anche la speranza".

4 commenti:

Lezz ha detto...

Che fortuna!!! L'hai visto dal vivo....guarda io su questo argomento l'ho portato alla maturità....quindi il tuo post l'ho letto con molto interesse!!!
Ho letto pure "Se questo è un uomo" di Primo Levi...è già dal titolo...posso riprendere la frase che hai scritto tu cioè che in quelle situazioni si toglie all'uomo anche l'ultimo briciolo di umanità e di dignità!!!
La MUSICA...non solo ha il potere di tenere in vita le persone che si sono trovate in quella situazione....ma per prima cosa...ha dato l'INPUT che serviva a loro per trovare il coraggio di non lasciarsi andare!!!! (e lì era un attimo perdere la speranza)---
ma se c'è MUSICA, la speranza non svanisce....
Bellissimo esempio...e soprattutto si sente che è un'esperienza che hai conosciuto dal vivo andando a visitare quei luoghi!!!!
Bye Bye!!! in attesa di altri post...W LA MUSICA!!!

davide ha detto...

Il tuo post mi riporta alla mente una scena molto poetica del film "La Vita è Bella" di Roberto Benigni.
In questa scena Guido, il protagonista, cerca di far sapere alla moglie, reclusa nello stesso campo, di essere ancora vivo. Penetra in una guardiola e mette un disco con la "loro" canzone. L'idea ha l'effetto sperato , tramite la musica, i due coniugi sono uniti ancora una volta.
Serve commentare?

linda ha detto...

Giusto oggi ho riguardato il film...posso dire di averlo fatto con occhi diversi!Ho prestato particolare attenzione a questa scena...la musica che ancora una volta riesce a creare speranze, attese e sospiri,...

Unknown ha detto...

Ciao Linda! Eccomi qui... ho trovato questo post molto commovente... Ricordi le frasi lette dalla nostra cara prof? Da Se questo è un uomo, i passi di Dante...